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I Film

Se sei così, ti dico sì
di Eugenio Cappuccio, con Emilio Solfrizzi, Belen Rodriguez e Iaia Forte (ITA 2011)
uscita in Italia: 15 aprile 2011


Un cantante che ebbe un grande successo negli anni ’80, e poi sprofondò nell’oblio sino a fare lo chef nel ristorante della sua ex moglie, viene inaspettatamente invitato a partecipare a un grande show televisivo. “Piero Cicala è morto”, dirà al funzionario RAI venuto fino in Puglia per prelevarlo. Poi però troverà il coraggio dell’impossibile e a quello show ci andrà, pure incontrando una star costretta a barricarsi proprio nella sua stanza d’albergo per sfuggire ai paparazzi. Lei lo bacerà, e lo inviterà in America…
Detto così l’ultimo film di Eugenio Cappuccio sembrerebbe una specie di cine-panettone, e invece dietro questa costruzione apparentemente furbetta, ai limiti del nazional-popolare, c’è un film che fa sognare con intelligenza e verosimiglianza, mettendo d’accordo i palati più esigenti a quelli di coloro che invece andranno a vedere il film solo per vedere lei, Belen Rodriguez, che oltre a essere imbarazzantemente (si può dire? mi sono emozionato pure io, nell’evocarla) bella, è persino brava, anche parecchio, interpretando una sua specie di alter ego senza però rifarsi il verso. Poi c’è lui, l’Emilio Solfrizzi di “Tutti pazzi per amore”, ma anche di “Maschi contro femmine” e “Femmine contro maschi”, che dà al film quella marcia in più, rendendo la storia autentica, dolceamara e – a tratti – persino commovente. Per questo “Se sei così, ti dico sì” sembra un ottimo Negroamaro, invecchiato appena di qualche anno. Io detesto “associare per regione”, perché le associazioni cinegustologiche prescindono dalle provenienze territoriali; peraltro la storia di quest’uomo che quando tutto sembrava perso ritrova sé stesso, e insieme a sé stesso un riscatto, da un lato mi fa pensare a un vino da masticare, come se fosse un frutto dolce e polposo, dall’altro a qualcosa di amaro e oscuro, come se fosse della grafite. Questa doppia anima del film, che sa insieme di vita e di morte, è appunto quella del Negroamaro. Pugliese, come questa bellissima storia.

Marco Lombardi


Potiche