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I Film

CANNES 2012: Dracula 3D
di Dario Argento, con Asia Argento, Thomas Kretschmann e Rutger Hauer

Niente da fare, prosegue – qui da Cannes – la lettura cinegustologica dei film tutta in chiave zuccherina. Solo che questa volta l’alter ego è dolciastro e chimico, trattandosi di un pop corn caramellato (industriale) come quelli che si trovano negli States. Perché oltre al mais gommoso, di bassa qualità, il caramello è pompato di aromi artificiali. Il risultato cromatico è trash, ma di un trash involontario, quindi sinonimo di cattivo gusto.

Qual è il film che corrisponde a cotanta “bontà”? Purtroppo il “Dracula 3D” di Dario Argento. Perché purtroppo? Perché chi vi scrive ama svisceratamente il suo cinema, ma di un amore che – ancora purtroppo – non riesce a essere cieco. Così, dopo l’imbarazzante “Giallo”, si sperava in un ritorno al passato. Se non a quello remoto (e meraviglioso) di “Quattro mosche di velluto grigio”, almeno al passato prossimo di “Non ho sonno”. Niente: la storia (classica, non stiamo a raccontarvela) passa attraverso dei dialoghi improbabili, dei primi piani che forse vorrebbero essere grotteschi ma non ci riescono (ad esempio quelli sui bulbi d’aglio), un sangue troppo piatto per risultare orrorifico o romanticamente simbolico (come nel Dracula di Coppola), dei corpi ostentati che nonostante la loro imbarazzante bellezza non sono nemmeno un po’ conturbanti. Niente horror, niente metarichiami, niente ironia, niente erotismo, niente decadenza, nemmeno niente paura. Pure il 3D è poco efficace, forse a causa di una fotografia cromaticamente eccessiva senza essere semanticamente finalizzata. Si pensa spesso all’approssimazione involontaria di Ed Wood e ogni tanto all’artigianalità di Roger Corman, ma quella di “Dracula” è un’artigianalità paradossalmente industriale, da largo consumo, non autentica e fresca, come agli esordi del suo cinema. Così, quando il medico – dopo aver ferito a morte Dracula – dice “Meno male che ho messo un bel po’ di aglio nelle pallottole”, in sala scoppia una risata. Anche qualche lacrima dei fedelissimi di Dario Argento nel constatare l’inadeguatezza (pure comica) di quella battuta.

Marco Lombardi


Potiche