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I Film

 

 

 

CANNES 2015: The sea of trees
di Gus Van Sant, con Matthew McConaughey, Ken Watanabe, Naomi Watts
USA 2015

Un uomo, solo e distrutto, compra un volo di sola andata per il Giappone. La sua destinazione: Aokigahara, la foresta dei suicidi, macabra meta di pellegrinaggio di centinaia di persone ogni anno pronte a porre fine alla loro vita nel "posto perfetto per morire". Questo è l'incipit di “The Sea of Trees”, l’ultimo lavoro del regista di “Paranoid Park” che tenta (ancora una volta) di raccontare l'elaborazione del lutto condendola con un sottofondo mistico che sul finale va a cozzare con la realtà, banalizzando il tutto, e pure percorrendo sentieri già battuti da altri, senza alcuno spunto innovativo che possa donare nuova linfa. Nonostante Matthew McConaughey riesca a interpretare bene la disperazione del proprio personaggio, si capisce fin dal primo istante dove il film andrà a parare, e anche i due colpi di scena – presentati nella metà e sul finale – sono ovvi e banali. A nulla servono le bellissime immagini, soprattutto quelle che mostrano il "mare di alberi" su cui si staglia un solitario essere umano.

“The Sea of Trees” mi fa pensare ai canederli alla tirolese, un piatto che permetteva il riutilizzo del cibo avanzato partendo da un impasto fatto di pane raffermo, proprio come l'idea di base (vecchia, consumata) del film. Anche il sapore è assonante, perchè la dolcezza salata dello speck ricorda la dicotomia tra dolore e speranza che il protagonista vive nella foresta.

Diego Garufi